Ave Maria, un gozzo pieno di grazia

ANNO 15 n°79 – dicembre/gennaio 2014

Questo bel gozzo è il protagonista di una delle tante storie tipiche delle barche in legno. L’avvento della vetroresina ci ha consegnato imbarcazioni con manutenzione ridottissima. Costruzioni di tanti anni fa sono affidabili ancora oggi. L’inesperienza verso il nuovo prodotto verso il nuovo prodotto era tale e tanta, che il progetto di costruzione veniva surdimensionato.

La costruzione in legno andò quasi a scomparire. Rimasero piccoli cantieri artigianali che non seppero e non vollero adattarsi alle novità.

Ma anche qui una distinzione profonda. Non tutte le costruzioni avevano pari qualità. Per molti il legno era un materiale che necessitava di continua manutenzione ma qualcuno, più testardo, migliorò i particolari e rivide i punti critici. Questo gozzo, per esempio, ha tavole senza giunture che vanno da poppa a prua, sono tutte di un pezzo. E’ stato progettato e costruito da Maestro A. nel suo cantiere a Piano di Sorrento.

Lui aveva terrore del mare (non sapeva nuotare) e forse, proprio per questo, gli portava più rispetto. La sua barca doveva avere le carte in regola, quando c’era mare cattivo.

Un paio di anni fa, l’occhio esperto di Ettore lo ha trovato a Massa Lubrense, in non perfetta forma e lo ha comprato. Ettore è uno del mestiere. Ha capito tutte le potenzialità, ha riconosciuto la morbidezza delle linee e l’accuratezza dei particolari. Nei ritagli di tempo e non soltanto in questi, ha progettato e fatto l’intervento di rimessa a nuovo seguendo la prassi che ormai ha integrato perfettamente con 10 10 CFS e i suoi additivi e Nautilus Polyurethane Enamel (ora sostituito da Nautilus Poly Mark III).

Il legno, a parità di peso, è tre volte più resistente dell’acciaio, ma per fare questo deve essere asciutto e mantenuto tale. Il 10 10 CFS lo sposa felicemente.

Ettore ha rintracciato il figlio del primo proprietario che gli ha tessuto le lodi della barca, tenuta in mare, economicità dell’uso e con un velo di commozione, dei ricordi gioiosi e sereni di tutta la famiglia.

Si incontreranno, forse, l’estate prossima.

Il nome così importante, Ave Maria, mostra anche il rispetto che l’uomo antico, vero, ha sempre avuto nei confronti del mare, dell’ignoto, delle profondità, della sua imprevedibilità. Ora, questa bella, piccola, grande barca ha conosciuto una affidabilità sconosciuta e impensabile oltre quaranta anni fa. Il lavoro del suo  costruttore è stato rafforzato, reso quasi inattaccabile dai futuri stress e trova nel mantenimento delle perfette linee tutta la sicurezza del progetto.