Come restaurare un’imbarcazione a fasciame longitudinale
La guida completa
Per questo tipo di imbarcazione, che rappresenta la lavorazione più tradizionale, la stuccatura e il calafataggio sono operazioni che si devono fare periodicamente. Il 10 10 CFS, usato correttamente, riduce-elimina la ripetizione della manutenzione e “allunga” la navigazione.
Vogliamo risolvere i problemi delle aperture del fasciame in massello, comprese le giunture sulla ruota di prua, di poppa e le viti e i chiodi che fissano il fasciame sull’ossatura.
Il legno si è ritirato e i corsi del fasciame che “baciavano” così bene, messi in opera dai maestri d’ascia, ora si presentano aperti. L’umidità penetra attraverso il film della pittura, che per quanto compatta, presenta dei micro-pori, attraverso i quali avviene, per variazione della temperatura, un continuo assorbimento e rilascio. L’umidità ha imbevuto la grana del legno sciogliendo microscopiche quantità di zuccheri, amidi e lignina, che formano la struttura del legno. Questo continuo andirivieni asporta dal legno insieme a sostanze importanti, anche una parte del suo volume e la tavola, tende a ridursi e mostrare il comento.
Pari discorso vale anche per le barche calafatate all’origine, perché dopo alcuni anni, il calafataggio va rifatto e deve essere di maggiore consistenza, per riprendere il maggiore spazio che è apparso tra le tavole. Quanto sopra sinteticamente spiega il comportamento del legno, perché dobbiamo essere convinti e sicuri del lavoro che facciamo.
Per la carena e il resto del fasciame (opera morta, tuga, ecc…) si procede nella maniera seguente:
A) Bruciatura o discatura, al fine di riportare il legno nuovamente a nudo o con pochissime tracce di vecchie pitture.
B) “Aprire” i comenti tra corso e corso di fasciame e le teste delle tavole, comprese anche quelle sulla ruota e sullo specchio.
C) Passare una carta vetrata grana 40-80 piegata in due, fra i corsi del fasciame, per pulirli bene.
D) Se necessario si “rinterzerà” dove le tavole suonano fesse, con qualche vite a tirare; se possibile mettere, dalla parte interna che andrà a “toccare”, qualche goccia di 10 10 CFS con microfibre Naturali perché la tavola abbia più superficie di contatto.
E) Dare una mano generosa di 10 10 CFS nel comento; inserire la cotonina (o canapa) nel comento e fare un buon calafataggio, raddoppiando o triplicando, nei punti più larghi, lo spessore della cotonina e riducendola (sfilacciarla) nei punti più stretti. Fare in maniera che il calafataggio resti qualche millimetro al di sotto della superficie delle tavole. La cotonina è uno “spago” di cotone disponibile in vari diametri. Noi forniamo il 3 e 6 mm perché in caso sia necessario un diametro maggiore, è possibile raddoppiarlo o triplicarlo per renderlo idoneo all’uso. A differenza della stoppa, non contiene nessun olio pesante o bitume.
Applicare sopra il calafataggio due o tre passate di 10 10 CFS avendo cura che la cotonina “beva” e aumenti di volume. In questa maniera va a chiudere tutte le vie di accesso del calafataggio, crea una giunzione tra tavola e tavola molto buona e duratura nel tempo. Ricoprire, la lavorazione fatta, con stucco strutturale ottenuto con 10 10 CFS additivato con Microfibre Naturali. Il giorno dopo, carteggiando la superficie trattata, potremo ammirare una perfetta continuità strutturale delle tavole e una nuova integrità del fasciame. Al posto della cotonina si può riprendere il gioco tra le tavole del fasciame facendo la rinvergatura.
Finito il calafataggio o la rinvergatura si potrà constatare la perfetta robustezza strutturale che abbiamo ridato alla barca e si procederà per il compimento del lavoro.
F) Carteggiare e levigare perfettamente tutta la superficie.
G) Si prepara un quantitativo di resina 10 10 CFS (A+B) usufruendo delle pompe dosatrici (renderanno il lavoro più celere e sicuro) e alternando sempre le pompate. Una pompata di A più una pompata di B, ancora una pompata di A e una pompata di B e così via; questo per rendere più omogenea la distribuzione della resina e del rispettivo catalizzatore.
Si mescola bene e si versa la resina nella vaschetta di plastica per aumentarne la durata della miscela e per lavorare meglio con il rullo o pennello.
“Bagnare” con la resina tutte le teste delle viti e dei chiodi e stuccarle aggiungendo Microfiller Powder o Microfibre Naturali.
Applicare la resina sulla carena e fare un lavoro corrispondente a circa 20 minuti, poi ripartire da capo avendo cura di ripassare dove il legno ha fortemente assorbito la resina e necessita di maggiore quantità di prodotto.
Proseguire da dove si è lasciato e procedere come prima, rinforzando di volta in volta, quando si vede che la superficie diventa opaca.
Ripetere l’operazione più volte per impregnare profondamente la fibra del legno e far si che questa possa assorbirne fino alla saturazione (sino a quattro o cinque volte, a seconda della qualità e dello stato del legno). Lasciare asciugare un giorno e si potrà notare come tutto sia perfettamente consolidato. Il legno, anche dove era stressato, ha assorbito un quantitativo di 10 10 CFS trasportato nelle fibre intime per la bassa viscosità, che ha saldato in maniera eccellente, saturando e irrobustendo tutta la struttura. Andiamo avanti.
H) Carteggiare a bagnato o lavare e poi carteggiare a secco per abbassare il pelo del legno e applicare la seconda mano (A+B) di 10 10 CFS. La carteggiatura sulle resine epossidiche deve essere fatta sempre con carta ad umido (con acqua) o a secco dopo avere “spugnato-lavato” la superficie.
L) Per lisciare e levigare bene la totalità della superficie, applicare uno strato di NAUTILUS Epoxy LIGHT Filler con la spatola dentata per fare uno spessore uniforme.
Il giorno dopo, o quando appena asciutto, carteggiare con un morale di legno e carta grana 40 e applicare, dopo avere pulito e spolverato bene la superficie, ancora una mano di NAUTILUS Epoxy LIGHT Filler questa volta con la spatola liscia che andrà a colmare e uniformare completamente lo strato precedente.
La superficie così preparata e levigata in carena permetterà una maggiore velocità e nell’opera morta la possibilità di un grande risultato estetico di finitura.
M) Applicare ancora, in carena, 2 o 3 mani piene di 10 10 CFS additivate con A20 o A30 Microshield seguite da una mano di Nautilus Epoxy Primer e 2 mani di antivegetativo e… buona navigazione.
Gli additivi A20 (colore nero) o A30 (colore sabbia) Microshield facilitano il maggiore spessore del film, formano una barriera superiore all’umidità e possono essere applicati alternativamente per vedere la perfetta copertura delle mani, grazie ai differenti colori.
N) Fiancate e tuga: due mani di NAUTILUS Epoxy Primer, incrociate (colore bianco se lo smalto è bianco o giallo, oppure blu per i colori di smalto nero, rosso, verde e blu) altrimenti lo smalto farà “fatica” a coprire i lavori fatti.
Dall’ultima mano di 10 10 CFS, NAUTILUS Epoxy Primer o NAUTILUS Polyurethane Enamel (smalto bicomponente disponibile in due tonalità di bianco, blu, rosso, nero, giallo e verde) devono passare almeno 7 giorni prima della messa in acqua dell’imbarcazione.